Pacchetti salute rivolti ai giovani, screening, prevenzione e supporto di mediazione culturale per le famiglie migranti, in modo che nessuno rimanga indietro o venga escluso dalle opportunità offerte. La Toscana ha deciso di potenziare le attività sanitarie, sociali e socio-sanitarie che hanno a che fare con la salute di donne, coppie e famiglie, bambine e bambini e giovani. Lo fa puntando e dando nuovo impulso alle azioni dei consultori: 152 al momento in tutta la Toscana, uno ogni 24 mila abitanti (già ora più diffusi dunque rispetto alla media nazionale), più di quarantasei anni di esperienza alle spalle ed un modello già allora, nel 1977 quando è stata approvata la legge regionale che li istituiva, altamente innovativo.
Il percorso di riorganizzazione dei servizi, che ben si legano all’architettura di una nuova sanità pubblica, quale quella disegnata dal Dm77 che si sta costruendo, con servizi diffusi sul territorio e sempre più vicina al cittadino, è partito nei mesi scorsi e ha coinvolto i professionisti delle Asl, associazioni e gruppi di interesse di tutta la Regione.
Adesso la giunta regionale, su proposta dell’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini, stanzia per i prossimi tre anni, fino al 2025, un milione e 900mila euro, per dare attuazione ai nuovi indirizzi e dispone che entro sei mesi le Asl presentino un piano di adeguamento sulla base delle nuove priorità individuate.
“I consultori sono il luogo giusto dove fare prevenzione, per cui non è mai troppo presto - sottolineano il presidente della Toscana Eugenio Giani e l’assessore Bezzini - ma i consultori hanno il compito anche di assistere le nuove famiglie sui progetti di vita. Per centrare l’obiettivo abbiamo deciso di riorganizzarli, di potenziare le loro attività nella rete dei servizi ospedalieri e territoriali, dare piena applicazione alla legge 194 del 1978, offrire mediazione culturale e dunque accesso alle informazioni e ai percorsi per i migranti, potenziare telemedicina e teleconsulti nonché rivolgerci ai giovani con una specifica attività di prevenzione”.
La tutela della salute della donna è una componente e un indicatore fondamentale della salute della popolazione: la sua promozione rappresenta una scelta strategica. In questo i consultori costituiscono un’esperienza positiva. A più di quarant’anni però dalla loro istituzione molto è cambiato: è mutata la popolazione (per età, provenienza geografica, cultura, abitudini e tempi di vita, ma anche status giuridico e mobilità sul territorio); sono cambiati i modelli di riferimento, le aspettative e i comportamenti delle coppie, delle donne e dei giovani rispetto alla sessualità e all’affermazione dell’identità di genere, alla contraccezione e alla procreazione, alla maternità e alla paternità, alla disabilità. Sono cresciute le conseguenze sulla salute dei fattori ambientali, vecchi e nuovi; crescono le patologie croniche, per cui investire in prevenzione diventa ancora più importante. Aumentano anche le situazioni di ‘fragilità’, non solo legate a situazioni di povertà.
“Vogliamo valorizzare i consultori per farne luoghi di prevenzione, educazione, assistenza e follow up - spiega l’assessore Bezzini - dove offrire il consulto di esperti, orientamento e generare consapevolezza. Questo significa anche riconsiderarne, dove necessario la dotazione di personale e l’attribuzione di risorse, investire sulla strumentazione a disposizione ma anche sui social media per promuoverne l’attività”.
Ci saranno consultori familiari e consultori più specificatamente rivolti ai giovani. Rimarrà la distinzione tra consultori “principali” (42 oggi), “secondari” (73) e “attività in proiezione” (37), dove la differenza è data dagli orari di apertura e dalla presenza di tutte e quattro le figure professionali di base - ostetrica, ginecologo, psicologo ed assistente sociale o solo di alcune di esse . Il lavoro di equipe è centrale.
I consultori sono già oggi un punto di riferimento, in particolare per persone in situazioni di vulnerabilità, per i percorsi nascita, le interruzioni volontarie di gravidanza, la sessualità, i programmi di screening e per l’accesso alla contraccezione, gratuito dal 2018 in Toscana. Ma i consultori contribuiscono anche, con attività di consulto e e supporto, all’accesso appropriato a percorsi specialistici come la diagnosi prenatale e dei disturbi del comportamento alimentare. Operanoin aree come la violenza di genere, il disagio, gli abusi e i maltrattamenti, gli affidi e l’adozione, il bullismo e cyberbullismo.
Nel 2021 i consultori toscani hanno erogato quasi 53 mila prestazioni: 14,4 ogni cento abitanti, grossomodo il valore medio nazionale, in ripresa verso i valori pre-Covid. Il 98 per cento di queste prestazioni si è rivolta alla popolazione femminile, in particolare per il percorso nascita. Sono cresciuti però anche i giovani tra 14 e 19 anni che si sono avvicinati ai consultori: più di uno su dieci vi ha fatto ricorso. Complessivamente il 47,1 per cento delle prestazioni riguarda l’area maternità, il 25,5 per cento la prevenzione oncologica, il 9,5 per cento la contraccezione e l’8,1 per cento la ginecologia, il 4,4 per cento le problematiche psico-relazionali e del disagio.