Quanta Colle di Val d'Elsa c'è nel Pinocchio del Collodi, al secolo Carlo Lorenzini?

Quanta Colle di Val d'Elsa c'è nel Pinocchio del Collodi, al secolo Carlo Lorenzini?
pinocchio colligiano
Un legame che potrebbe portare ancora di più benefici sul piano economico e turistico del territorio, e che sicuramente è da inserire nei libri della storia della letteratura.

Il legame tra Pinocchio e Colle di Val d'Elsa costituisce una storia che da anni appassiona studiosi e ricercatori colligiani e non (in particolare la Società degli Amici dell’Arte e Meris Mezzedimi), perché a partire da metà anni novanta venne attestata prima la presenza di una Fonte e poi di una Costa, chiamate entrambe, del Pinocchio. Si tratta di documenti di toponomastica risalenti alla seconda metà del 700 per quanto concerne la segnalazione relativa alla Costa del Pinocchio. Invece la Fonte era stata demolita nel 1817; il Collodi non può averla vista, ma probabilmente ne sentì parlare. Sì proprio il Collodi, al secolo Carlo Lorenzini, il quale studiò nel Seminario vescovile colligiano tra il 1837 e il 1842, abbandonandolo all'età di sedici anni. Dunque non diventò sacerdote. Evidentemente la tonaca non faceva per lui, anzi si vociferava di uno studente molto vivace ai tempi degli studi ecclesiastici a Colle di Val d'Elsa. La città valdelsana venne lasciata in adolescenza da parte del futuro scrittore, ma evidentemente gli rimase nel cuore.

Dalla presenza del nome Pinocchio nella toponomastica colligiana, è intuitivo ipotizzare che il Collodi avesse tratto ispirazione da questi toponimi colligiani per il suo celeberrimo burattino. Nel corso degli anni sia le amministrazioni comunali sia le associazioni o privati hanno posto l’attenzione nei confronti del legame tra l’opera italiana più tradotta nel mondo e la città di Colle Val d’Elsa. Di fatto nel luogo in cui si trovavano le famigerate Fonte e Costa, nel maggio 2022 è stata affissa una targa, voluta dalla Società Amici dell'Arte e dalla Pro Loco di Colle, alla presenza dell'Assessore alla Cultura e al Turismo Cristiano Bianchi e con il patrocinio della Fondazione Nazionale Carlo Collodi, che già in altre manifestazioni colligiane su Pinocchio aveva dato il suo contributo. Come nel 2015 quando la zona del Castello di Colle si trasformò in un borgo dell'ottocento, animato dai personaggi del romanzo (Geppetto, Fata Turchina, Gatto e la Volpe, Grillo Parlante etc ). Ed eventi simili si sono susseguiti nel corso degli anni, alimentando sempre di più la tesi secondo la quale Pinocchio è colligiano. E anche il mondo dell'artigianato locale si è dato da fare a riguardo. E' comune vedere nelle cristallerie colligiane, statue e modelli che rappresentano il burattino del Lorenzini. In ogni mostra o esibizione un Pinocchio di cristallo fa sempre la sua figura. E poi c'è Colle Alta, dove tutte le vie rimandano ad un qualcosa di altri tempi. Proprio a pochi passi da Piazza del Duomo, si trova il Museo del Pinocchio, con tanto di insegna “Geppetto e figlio dal 1861”. Al suo interno una miriade di oggetti in legno e idee goliardiche. Davvero lì dentro sembra di rivivere la bottega del celebre falegname collodiano.  

Così questo mix di ipotesi e certezze, la storia del Pinocchio made in Colle di Val d'Elsa continua a stuzzicare le fantasie dei colligiani e dei turisti che si imbattono in questa vicenda.  Un legame che potrebbe portare ancora di più benefici sul piano economico e turistico del territorio, e che sicuramente è da inserire nei libri della storia della letteratura.

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