Lavoro, Amadori annuncia la chiusura dello stabilimento Avicoop di Monteriggioni

Lavoro, Amadori annuncia la chiusura dello stabilimento Avicoop di Monteriggioni
avicoop
Le maestranze saranno in sciopero il prossimo 20 Giugno con un presidio davanti alla sede Amadori di Cesena: Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil Siena, insieme a Cgil, Cisl e Uil, non escludono di adire anche le vie legali

Licenziamento di fatto per duecento persone. Saccardi e Fabiani: “Chiediamo di parlare con i vertici del gruppo Amadori”. La Regione ha chiesto di aprire un tavolo per garantire continuità produttiva e occupazionale o eventuale riconversione. L’azienda nega disponibilità a stipendi pieni per le prossime settimane.

Avicoop, società del gruppo Amadori, conferma l’intenzione di chiudere lo stabilimento di Monteriggioni in provincia di Siena, dove lavorano duecento lavoratrici e lavoratori, otto su dieci avventizi a tempo determinato e con un accesso ristretto agli ammortizzatori sociali, possibile solo nel 2025, e dunque ancora più deboli.

Il tavolo di confronto sul futuro dello stabilimento di macellazione e confezionamento di tacchini nel senese, aperto in Regione con la partecipazione di sindacati, istituzioni e proprietà, ieri sera era stato sospeso per una notte e una mattina in attesa di una risposta dell’azienda riguardo le proposte avanzate: prima fra tutte una garanzia, per almeno le prossime tre settimane, sul reddito degli addetti, che da tre mesi lavorano solo un giorno e mezzo a settimana.

Chiudere una stabilimento come quello di Monteriggioni avrà ricadute negative sull’attività agricola di una parte importante della Toscana: il nostro impegno è a salvaguardare produzione e tutela del territorio”, spiega la vice presidente della Toscana, Stefania Saccardi.

Quella chiesta all’azienda sugli stipendi - sottolinea Valerio Fabiani, consigliere del presidente Giani sulla crisi e il lavoro - era una  misura di sostegno da avviare parallelamente ad un percorso, auspicato anche da Comune e Provincia, per garantire la continuità produttiva ed occupazionale, piena, in un territorio fragile: esplorando anche nuove possibili soluzioni industriali, con la Regione pronta a dare il proprio supporto in una riconversione del sito ma con un impegno forte anche di Amadori e dell’azienda, per la responsabilità sociale che un’impresa ha”.

La risposta purtroppo - concludono Fabiani e Saccardi - è stata nei fatti una chiusura e una non disponibilità. Ne prendiamo atto, con rammarico. Il tavolo e l’impegno a trovare una soluzione da parte nostra chiaramente rimangono e chiederemo adesso di poter parlare direttamente con i vertici del gruppo Amadori”. Sul tavolo rimane la ricerca di ammortizzatori sociali  per il futuro e il mantenimento in attività del sito.

Fabiani poi avverte: “Con la chiusura di Monteriggioni si potenzierà probabilmente l’attività nello stabilimento di Cesena: di fatto una delocalizzazione, che la legge proibisce”.

Mercoledì 12 Giugno, l’azienda si era presentata al tavolo confermando la chiusura e quindi un abbandono della Toscana da parte del gruppo, presente solo in provincia di Siena. La Regione ha chiesto di sospendere la dismissione del sito e avviare un percorso, serrato, per trovare strumenti e possibilità di garantire la continuità produttiva dello stabilimento e la piena occupazione. “L’azienda ha motivato la chiusura con la crisi di domanda che riguarda la produzione di tacchino e le perdite dello stabilimento - spiega Fabiani - la società, che ha sede a Cesena, registra però utili e il bilancio 2022, l’ultimo depositato, ha chiuso l’esercizio con 107mila euro di saldo positivo”. Il gruppo Amadori nello stesso anno ha registrato un fatturato di oltre 1,7 miliardi, il 27,5 per cento in più di ricavi e utili netti per 67,5 milioni di euro.

Alla richiesta di mantenere i livelli salariali e occupazionali attuali a piena produzione, per il tempo necessario ad individuare un percorso di riqualificazione, l’azienda ha risposto offrendo, per i tempi determinati, quattrodici giornate pagate nel prossimo cedolino, come anticipo su luglio e una tantum.  Proposta irricevibile a detta dei sindacati, che oggi si sono riuniti in assemblea con i lavoratori: la proposta, aggiungono, lascia ancor di più l’amaro in bocca visto che la controparte è un’azienda leader di Italia “il cui gruppo si vanta, a fini pubblicitari, di una salda responsabilità sociale d’impresa”.

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