''Cucine da incubo'' fa tappa a Colle di Val d’Elsa: Chef Cannavacciuolo arriva al ristorante Gimmy Giò

''Cucine da incubo'' fa tappa a Colle di Val d’Elsa: Chef Cannavacciuolo arriva al ristorante Gimmy Giò
Cucine da incubo
Per lo Chef Cannavacciuolo arriva una nuova missione: riportare all'unità lo staff del locale Gimmy Giò logorato da disguidi interni

Cucine da incubo fa tappa a Colle di Val d’Elsa, nel cuore della Toscana. Per lo Chef tristellato, Antonino Cannavacciuolo, arriva una nuova missione: si tratta del ristorante Gimmy Giò, a due passi da piazza Arnolfo. La quinta puntata della nona stagione, girata nel Dicembre del 2022, vede lo chef Cannavacciuolo diretto verso il ristorante Gimmy Giò, una trattoria dalla lunga storia che rischia, per una serie di motivi che verranno evidenziati nel corso della puntata, di non avere un futuro.

A capo del ristorante c’è Michele, “titolare dalla gestione impeccabile” il cui compito è quello di gestire la sala e accogliere i clienti con una spigliatezza, però, che talvolta non giova all’attività. Accanto a Michele c’è sua moglie Emanuela, la cui mansione è quella di dedicarsi alla sala insieme al cameriere Luigi. In cucina, invece, lavorano l’aiuto Rosa e le storiche cuoche Silvana e Maria.  Si tratta di una brigata consolidata da oltre 25 anni.

Il locale Gimmy Giò ha una lunga tradizione rintracciabile nel 1989 ma a seguito di alcuni cambiamenti e non poche incomprensioni ha incontrato nel tempo disguidi impegnativi. Infatti, non sembra invecchiato molto bene. Il locale viene considerato come desueto, datato e non gode più dell’affluenza di una volta. Questa ragione ha spinto Michele, benpensante ma avventato, a lavorare sul menu, aggiungendo sempre più spesso piatti “innovativi” con scarsi risultati.

Il frigorifero più che conservare i prodotti deteriorabili appare come un altare del cibo precotto che non entusiasma né i dipendenti né chi andrà ad assaggiare le pietanze, il menu è vertiginosamente lungo e non giova alla gestione della cucina, perennemente sotto pressione e il ritmo preteso dai titolari influisce sul lavoro dei dipendenti che non riescono a stare al passo.

Tirando le somme, il gruppo di lavoro consolidato nel tempo deve trovare una nuova rinascita professionale prima che la fama del locale sfumi come la pazienza dei dipendenti. E qui arriva in soccorso lo chef Antonino Cannavacciuolo.

La prima analisi è drastica: insegna non visibile, ragnatele, abbandono e piante morte, quella che lo chef Cannavacciuolo definisce “La classica accoglienza di cucine da incubo”. La cucina non è da meno: niente bollitore, friggitrice e bistecchiera. E la sala? Menu fotocopiati con le proposte del giorno, le sale sembrano quelle di un museo, fra bottiglie, quadri e gingilli. La comunicazione è forse peggio della cucina.

Dopo aver perlustrato minuziosamente il locale e sentito le considerazioni dei dipendenti e dei titolati, arriva la sera nelle strade di Colle di Val d’Elsa e il locale di Michele pullula di clienti attirati dalla presenza dello chef tristellato, venuto per osservare in prima persona cosa accade durante il servizio.

In disparte lo chef osserva il modo di lavorare della cucina e la gestione della sala. Tutto precotto, salse in barattolo e ingredienti non proprio di qualità: l’intera preparazione è già in padella.  Il servizio si rivelerà un completo disastro, tra comande disordinate, clienti insoddisfatti e la pressione di Michele che influenza la cucina. 

Con uno staff diviso da continui litigi e incomprensioni e una cucina che non porta da nessuna parte, Cannavacciuolo convoca i titolari di Gimmy Giò e le cuoche in un locale diverso dal loro, rovesciando le mansioni. Emanuela e Michele scenderanno a patti con Rosa, Silvana e Maria. Alla prima comanda Michele incontrerà il panico, panico che gli servirà per comprendere la lezione.

Conclusa l’esperienza i trent’anni di lavoro insieme prevalgono sullo stress accumulato, ma ora le cuoche devono tornare a lavorare per preparare pietanze uniche come un tempo. Per questo lo Chef ha pensato a ricette più adatte a loro e tra suggerimenti e dimostrazioni le tre collaboratrici vengono rapite dai piatti preparati dal tristellato.

La ristrutturazione del locale sortirà lo stesso effetto all’intero staff. Il colore terra di Siena rinvigorisce i soffitti, agli oggetti verrà restituito valore e in generale l’intero locale verrà riportato ad uno stato di gloriosa genuinità.

A suon di pacche sulle spalle, Antonino mostra il nuovo menu proponendo alcune accortezze per l’intera gestione. Il passo finale del servizio dimostrerà un nuovo locale ai clienti che troveranno un ambiente più accogliente e un menu pensato ad hoc. Lo chef Antonino ha portato a termine la sua missione, facendo ritrovare allo staff del ristornate Gimmy Giò l’unità che un tempo li animava.

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