“Il termine sostenibilità - afferma Gianpaolo Camilli - è per noi un valore generale che riguarda anche la Sanità. Non possiamo considerare una persona malata solo per la malattia che ha, ma vogliamo che venga preso in considerazione tutto l’insieme in cui vive la sua esperienza anche al di fuori dell’ospedale: le persone che sono coinvolte, parenti e caregiver, il sistema di assistenza domiciliare, ecc…”.
“La recente Delibera Regionale n. 1508 del dicembre 2022 riguardante la Programmazione dell’assistenza territoriale in Toscana dà precise indicazioni sulla funzione delle Centrali Operative Territoriali COT il cui compito è fare da tramite fra ospedale e territorio, delle Case e degli Ospedali di Comunità. Vanno rafforzate le cure intermedie, che tanti problemi provocano a malati e famiglie, va creata una rete che tenga in carico il malato dal momento della dimissioni al rientro in casa. Spesso i familiari sono lasciati soli a gestire i problemi e sono costretti a rivolgersi al privato a proprie spese, perché non hanno mezzi e preparazione necessaria a gestire questo periodo intermedio. È indispensabile che queste strutture vengano attivate, e bene, prima possibile. Riteniamo indispensabile, continua Camilli, il ruolo del Comune nell’attuazione di quanto previsto. Il Sindaco è il responsabile della salute dei cittadini e suo compito è quello di armonizzare l’attività delle strutture sanitarie che operano nella nostra città: AOUS, USL, Società della Salute, volontariato. Se però mancano le persone, tutto questo diventa vano”.
“Conosciamo la carenza di personale in queste strutture: medici, infermieri, tecnici di laboratorio, di radiologia e di tutte le altre specialità, quella dei Medici di Medicina Generale e dei Pediatri di Libera Scelta, degli operatori sul territorio, dagli infermieri agli psicologi ed alle altre figure di terapeuti; riteniamo pertanto necessaria un’azione politica per l’assunzione di queste figure. Conosciamo l’eccellenza dei nostri operatori sanitari la cui grande competenza è messa a prova ogni giorno dal carico di visite, dalla difficoltà a prendersi la responsabilità delle scelte terapeutiche da cui deriva la cosiddetta medicina difensiva, dalla burocrazia, dalla difficoltà ad essere in collegamento con i sanitari di altre strutture sanitarie. Non possono essere lasciati soli, ma devono essere messi in condizione di relazionarsi gli uni con gli altri fra territorio e strutture ambulatoriali/cliniche al fine di una cura efficace dei pazienti. Per esempio, un paziente cronico che presenti un’urgenza dovrà poter essere valutato dall’emergenza urgenza in contatto con il medico che lo segue e che conosce la sua storia. Un paziente ha bisogno di trovare un medico competente che lo sappia indirizzare alle indagini necessarie per la valutazione della malattia e alle modalità di cura, in ospedale se necessario e poi svolte nel suo ambiente”.
“Il Covid ci ha fatto comprendere quanto sia importante sviluppare una dimensione territoriale della cura. La cura è innanzitutto una serie di pratiche, ma è anche la responsabilità di sostenere, riparare e mantenere la vita nell’ecosistema più ampio di cui facciamo parte”.