Balducci e il Soffiatore: c’è un romanzo dietro alla scultura sul cristallo di Colle

Balducci e il Soffiatore: c’è un romanzo dietro alla scultura sul cristallo di Colle
maurizio balducci
Quando era un bambino Maurizio Balducci aveva le idee chiare. Da grande voleva fare l’artista. Poi ha abbandonato la facoltà di architettura prima della laurea e ha lavorato come grafico designer. Una decina di anni fa, la svolta

Quando era un bambino Maurizio Balducci aveva le idee chiare. Da grande voleva fare l’artista. Poi la vita lo ha portato su altre strade, anche se non troppo distanti dal mondo dell’arte. All’improvviso, la svolta.

Qualcuno, entrando nel suo Studio, fu colpito da un suo pannello tridimensionale e lo invitò a tenere una mostra a Forte dei Marmi, in uno spazio fronte mare. E proprio quello del mare e dei suoi pesci fu il tema su cui Balducci fu invitato a confrontarsi, progettando la sua mostra. “A me piace progettare - racconta -. Realizzai dei pesci architettonici in ceramica e metallo”. Fu quella la scintilla che risvegliò il sogno del bambino e portò Balducci a ripensare a tutta la sua vita.

Non è stato facile - dice - mi sono messo in gioco, in discussione. È stato un momento stimolante di ripartenza. Poi ho continuato perché l’arte per me è dialogo e inclusione, non fine a sé stessa. In fondo non è una scelta ma una necessità; quella di dialogare e stabilire relazioni”. Balducci non è uomo di molte parole, anche se si può dire che non gli manchino. “Sono un tipo introverso - dice di sé - ma anche il contrario. Dipende dalle situazioni e da chi ho di fronte”.

Il Soffiatore, la scultura che accoglie chi arriva a Colle di Val d’Elsa da nord, sulla rotatoria antistante la Fabbrichina (dove oggi c’è la Conad, che ha commissionato l’opera) e rivolta al Baluardo, per esempio, non è solo una statua di corten e acciaio inox. È un piccolo contributo, un riconoscimento simbolico a tutto il mondo del cristallo.

“Le mie opere nascono sempre da un pensiero - racconta Balducci - che diventa progetto, niente è casuale. Poi l’idea  diventa scrittura, per fissare e sviluppare il concetto. Durante la realizzazione del  Soffiatore ho anche scritto un romanzo”.

La storia, che per il momento appartiene solo all’artista, racconta di un ragazzino che entra in vetreria a dodici anni. Impara dai maestri del cristallo e vive le vicende colligiane fino a quando un sogno dell'infanzia diventa realtà”.

Il 24 Luglio, nel giorno del suo compleanno, Balducci ha inaugurato l’atelier Spazio 37, al numero civico 37 di via Gracco del Secco. Nel locale medievale, che beneficia di due grandi aperture, una su via Gracco del Secco e l'altra su via Dietro le Mura, si respira il fascino del passato. Il recupero è stato effettuato nel rispetto delle forme e dei materiali preesistenti collegando la parte al livello del terreno a quella interrata, con le cantine scavate nel tufo.

“È stato stimolante recuperare uno spazio altrimenti relegato a semplice ricettacolo. Credo che l’arte contemporanea, se formalmente pulita, ben si integri con questi ambienti” dice Balducci.

Il sindaco Alessandro Donati lo ha definito “un atelier all’altezza della sua arte” il cui recupero "restituisce un luogo importante per Colle”.

Un luogo di respiro internazionale, in cui il contrasto tra le forme medievali, le grotte, gli archi, le nicchie, si unisce all’essenzialità minimalista dei Pensatori in resina e delle altre sculture in ceramica e metallo dell’artista colligiano, creando un connubio tra espressioni di secoli lontani tra di loro.

Un luogo libero dove ognuno può entrare, pur contattando prima l'artista (3470007928 - [email protected]), e dove troveranno spazio iniziative culturali di vario tipo.

Un luogo libero come le sfere in inox che fluttuano nello spazio ad emulare le bolle di sapone che il bambino soffia, nella scultura posizionata nel giorno dell’inaugurazione in via Dietro le Mura. “Un ricordo dell'infanzia ma anche un messaggio: quello di conservare il bimbo che è in noi”.

Balducci, sia chiaro, è un artista internazionale. Le sue opere sono state esposte in varie parti del mondo, oltre che in alcune città italiane.

Pannelli e sculture dalle forme minimaliste in cui esplodono i colori, realizzate in resina, ceramica, metalli ed anche cristallo, come la spada nella roccia che si può ammirare in una nicchia dell'atelier.   

Anche nelle aiuole delle rotatorie sulla strada per la vicina Casole ci sono installazioni di Balducci, dagli Esseroni ai palloncini. Non è facile strappare a Balducci una definizione del suo essere artista.

In realtà non decidi di esserlo, è qualcosa che hai dentro, una forma di espressione come altre, qualcosa che hai nel Dna. Diciamo che per me esprimere concetti utilizzando la forma artistica è una necessità. Potrei definirmi semplicemente un creativo ma anche un asino, per non precludermi la possibilità di imparare. Acquisire segreti e tecniche di lavorazione dagli artigiani aiuta a capire i limiti della trasformazione della materia”. Per Balducci la finalità della vita è proprio la creazione.

Non avrebbe senso trascorrere la nostra unica vita privandoci del dialogo con gli altri. Sono convinto che le parole spesso diano adito a cattive interpretazioni, per questo la mia forma espressiva l'ho trovata nel linguaggio delle cose, nei simboli e nei messaggi di cui sono intrise le mie opere. Vivo a pori aperti, assimilo da ogni dove. È una grande fortuna, ma la mente non riposa mai”.

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