“Tanto tuonò che piovve. È così che possiamo riassumere l’ultimo colpo di scena, messo a segno dal Comune di Siena per tentare invano di scrollarsi di dosso le colpe del caso Robur. Se l’assessore allo Sport, Paolo Benini avesse seguito prima i nostri consigli, oggi avremmo risparmiato tempo prezioso”. Con queste parole Fabio Pacciani, candidato sindaco del Polo Civico Siena commenta la revoca della concessione dello stadio da parte del Comune di Siena nei confronti dell’attuale società Acr Siena 1904.
La città rischia di perdere la sua squadra. “Il 26 gennaio scorso - continua il candidato sindaco del Polo Civico Siena - avevamo chiesto la messa in mora della società e la revoca della concessione come atto dovuto. Al contrario, come spesso è accaduto per tante altre questioni, la giunta De Mossi ha scelto di aspettare, senza una visione strategica e senza soppesare le conseguenze. Oggi il Comune si riappropria di una struttura fatiscente, agibile solo per proroghe che, prima o poi, dovranno inevitabilmente terminare per arrivare a effettuare i lavori di messa in sicurezza dello Stadio che ora dovranno essere sostenuti economicamente dal Comune e quindi da tutti i cittadini. In più i tifosi saranno costretti a un’eterna trasferta anche per sostenere la squadra nelle partite casalinghe che, molto probabilmente, si giocheranno fuori dai confini comunali. Questo perché alla revoca dell’Artemio Franchi si aggiunge quella dello stadio Bertoni dell’Acquacalda. Oltre al danno un ulteriore beffa, anche per il Siena Calcio Femminile che si ritroverà senza un campo in cui giocare”.
Come si è arrivati al disastro. Il Comune tra i protagonisti della rovina del Siena. “Ma come siamo arrivati a questo disastro? - commenta Fabio Pacciani - era il 2020 quando il Comune effettuò il passaggio di proprietà nelle mani del gruppo armeno che, nel giro di un anno, avrebbe poi venduto nuovamente all’attuale presidente Montanari. Tra le clausole del contratto, il pagamento di 1,9 milioni di euro per effettuare i lavori di messa in sicurezza dell’impianto. Clausola che insieme agli obblighi di prendersi in carico staff e squadra, di ripianare i debiti della vecchia gestione, fece terra bruciata di tutti i potenziali investitori, tranne il gruppo armeno. Tutto questo accadde sotto gli occhi e la volontà dell’amministrazione De Mossi. Oggi è tardi e purtroppo a rimetterci sono migliaia di tifosi che hanno a cuore il futuro della Robur, le centinaia di senesi che devono ancora riscuotere per servizi, forniture e consulenze”.