A San Quirico d'Orcia 'Amber Orpheus' (Tutto ciò che hai lasciato dietro), personale del pittore Antonio Furi

A San Quirico d'Orcia 'Amber Orpheus' (Tutto ciò che hai lasciato dietro), personale del pittore Antonio Furi
antonio furi
Dal 2 Dicembre 2023 al 28 Febbraio 2024, a Palazzo Chigi, un viaggio attraverso 30 dipinti, ispirato al mito di Orfeo

Si può lasciare tutto dietro di sé e ricominciare da capo? Parte da qui l’idea della mostra “Amber Orpheus” (Tutto ciò che hai lasciato dietro), personale del pittore Antonio Furi, che sarà di scena dal 2 Dicembre 2023 al 28 Febbraio 2024 (orari: 10.30-18) nel Palazzo Chigi a San Quirico d’Orcia (Siena), con vernissage venerdì 8 Dicembre alle ore 18. La mostra, che comprende circa 30 dipinti - principalmente su legno e in alcuni casi su tela o juta, su carta da parati o linoleum (con tecnica ad olio, acrilico, cera e catrame ed altre materiche ossessioni) - è ispirata ad una poesia di Rainer Maria Rilke, “Orfeo. Euridice. Ermete”, che tratta del mito di Orfeo. La discesa agli inferi per recuperare Euridice, amata e morta; la promessa fatta da Ade, signore dell’inferno, di poterla riprendere con se’ in vita, a patto che egli non si volti a guardarla nella risalita dagli inferi… ma la curiosità di Orfeo, oppure la dimenticanza, fanno sì che egli si volti e Euridice scompaia per sempre.

Il tema centrale è dunque il perdere ciò che si è costruito in una vita: dimenticanza o volontà? Molte le domande che si pone l’artista: dopo anni di traslochi cosa resta indietro e cosa è necessario portare avanti? E cosa finalmente dobbiamo trasformare in qualcosa di nuovo?

La mostra è strutturata in tre parti, o meglio tre paesaggi, simili e diversi: la tecnica è figurativa e molto colorata. I volti e i corpi accolgono, aspettano o dormono, come sulla soglia di due mondi, reali ed irreali, in sospensione tra materia e sogno. I colori si accendono, macchiano, tingono o sgocciolano. Costruiscono occhi vivi o al contrario orbite di sonno, costruiscono pareti a quadretti o fiori sgangherati giganti. Più che ritratti sono bambole, figuranti o marionette di un circo, una caduta degli dei da avanspettacolo, con lustrini e carte da parati.

L’autore

Antonio Furi inizia a dipingere negli anni ’80, studiando pittura e teatro nello stesso periodo a Firenze ed in seguito a Parigi e Arles. Dal 2000 comincia a esporre regolarmente a Cesena, Ravenna, Rovereto, Firenze e San Quirico d’Orcia, dove attualmente risiede.

Foto copertina di archivio

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